giovedì 20 maggio 2010
Il marchio ancora non c’è. Ma il nome potrebbe essere “Terra del Grande Salento”.
BRINDISI – Il marchio ancora non c’è. Ma il nome parrebbe proprio di sì: “Terra del Grande Salento”. Il battesimo ufficiale dell’Unione economica, politica e culturale che legherà in una sola e grande confederazione le province di Brindisi, Taranto e Lecce non arriverà prima di un mese. Ma i padri dell’inedita alleanza che da un anno lavorano di lena per dare corpo all’ideale sognato da tempo, un primo accordo sul nome da darvi, l’avrebbero già trovato. Massimo Ferrarese, Gianni Florido e Antonio Gabellone, presidenti delle tre amministrazioni provinciali legate al progetto, hanno deciso d’iniziare il graduale cammino di abbandono degli egoismi localistici partendo dal nome da affibiare alla nascente Alleanza: “Terra del Grande Salento”. Gli appellativi che attualmente identificano le tre distinte realtà continueranno ad esserci. “Filia Solis” non scomparirà, e così “Terra Jonica” e “Terra d’amare”. I tre brand andranno semplicemente a coesistere sotto un unico e comune tetto che già nel nome fonde parti delle tre realtà. Ogni sigla cede una parte, una o più parole. Taranto e Lecce prestano “Terra”; Brindisi concede invece l’intero brand: “Grande Salento”. Quel che sboccia dall’unione dei tre nomi è, per l’appunto: la “Terra del Grande Salento”.
Ripensamenti in merito al brand quindi non dovrebbero essercene, salvo che non siano partorite in extremis idee che meglio sintetizzino il significato del progetto. Più tempo e lavoro è invece richiesto per forgiare il simbolo, l’immagine che in pochi tratti e colori identifichi la Terra del Grande Salento. I presidenti delle tre province, dopo averne discusso, hanno deciso di non affidare alla propria discrezionalità una scelta tanto importante e destinata a rimanere nel tempo, ma di aprire il tavolo per la creazione del marchio a tutta la comunità. Chiunque – posti i dovuti requisiti – potrà presentare progetti, così come già fatto alcuni mesi fa in occasione della nascita del marchio brindisino “Filia Solis”.
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GIUSY
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NOVITA'
martedì 11 maggio 2010
FRISELLE
Alla base della ricetta delle friselle c’è il grano duro o integrale; queste sono ottime sia per uno spuntino che come pasto completo. In passato i marinai, costretti a lunghi mesi di navigazione senza toccare terra, ne portavano con loro quantità ragguardevoli. Le mangiavano sul mare e col mare: spugnandole cioè in un po’ d’acqua salata in modo da ammorbidirle e salarle al punto giusto.
Vediamo ora però nel dettaglio la ricetta delle friselle.
Ingredienti
1 kg di farina
50 g di lievito di birra
Acqua
Una presa di sale
Preparazione
Sciogliere il lievito in acqua tiepida con il sale; unire a 200 g di farina e preparare un panetto morbido. Far riposare il panetto, coperto al caldo, per circa 30 minuti. Disporre sulla spianatoia 800 g di farina con al centro un po’ di acqua tiepida ed impastare bene incorporando il panetto lievitato.
Ricavare successivamente dei rotoli spessi 2 cm e lunghi 20 dando loro la forma a ciambella.
Farli lievitare per circa 2 ore (devono raddoppiare di volume). Infornarli a 200 gradi per 20-30 minuti. Dividerli a metà in senso orizzontale e rimetterli a biscottare in forno, con la parte tagliata rivolta verso l’alto.
Questa è la semplice ricetta delle friselle; occorre adesso però cucinare queste friselle e la fantasia in questo caso può essere molto utile.
Qui vi presentiamo alcune delle ricette per friselle più diffuse: iniziamo dalla Caponata di pomodori. Gli ingredienti sono: pomodori maturi, friselle di pane integrale, origano, olio d'oliva, aglio, basilico, sale. Preparazione: condite con sale, origano, basilico, aglio e olio e fate insaporire la caponata di pomodori per qualche ora. Immergete successivamente per pochi istanti nell’acqua le friselle, stando attendi che non diventino troppo molli, e cospargetevi sopra il condimento. La caponata può essere arricchita a piacere con tonno sott'olio, olive, acciughe, uova sode ed altro.
Un’altra ricetta con friselle è l’insalata calabrese.
Ingredienti: friselle, patate, capperi sotto sale, pomodori, cetrioli, olive nere greche, olive verdi greche, olio extra vergine di oliva, sale, foglie di basilico fresco.
Preparazione: tagliate sottilmente la cipolla e mettetela a bagno in aceto. Lavate i capperi dal sale in acqua tiepida e metteteli nell’aceto. Fate bollire le patate, poi tagliatele a pezzi grossi e condite con olio, sale e aglio. Tenete da parte. Sbucciate i cetrioli, tagliateli a tocchetti e conditeli. Mettete le olive, sia nere, sia verdi, in una ciotola e condite con i capperi strizzati, origano e olio. Bagnate le friselle, spezzatele in modo grossolano e mettete sopra tutti gli ingredienti che nel frattempo avrete riunito in un'unica insalatiera. Guarnite con foglie di basilico.
Queste ricette per le friselle sono ottime sia come primo piatto che come piatto unico estivo; buon appetito.
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GIUSY
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TRADIZIONI
mercoledì 5 maggio 2010
ALBEROBELLO la tradizione dei fischietti pugliesi
In Puglia una delle tradizioni più originali è quella legata alla lavorazione dei famosi fischietti pugliesi rigorosamente in terracotta. Si tratta di oggetti davvero particolari, ideali per un regalo originale o per una collezione. I fischietti pugliesi si possono trovare in quasi tutte le città della Puglia, ma sicuramente le province salentine e la città di Ostuni conservano e mantengono viva quella che è ormai una tradizione. Ecco allora tutte le informazioni sui fischietti pugliesi...
FISCHIETTI PUGLIESI: UN PO' DI STORIA
Nel nostro immaginario i fischietti di terracotta sono associati ai giocattoli, al mondo innocente e dorato della infanzia: sono considerati passatempi come le trottole, gli aquiloni, etc. Eppure, i fischietti in terracotta, nella loro vita millenaria, hanno avuto un ruolo diverso; la loro funzione primaria affonda negli universi indistinti delle pratiche magiche o apotropaiche, in stretta relazione con la religiosità. I ritrovamenti archeologici avvenuti presso civiltà diverse e lontanissime, dall’Egitto alla Cina, dall’Europa all’America Centrale avvalorano la supposizione che il fischio abbia rappresentato un passaggio obbligato dell’evoluzione culturale e che sia una sorta di denominatore comune di un linguaggio capace di avvicinare l’uomo alla natura consentendo di imitare, con un semplice soffio, il canto degli uccelli.
Gli esemplari più antichi, pare siano gli strumenti in terracotta a forma di frutto e con bocca a fessura, scoperti nell’alto Egitto e risalenti al 3300 A.C. Venivano chiamati anche flauti-recipienti e tali reperti furono ritrovati anche a Gerusalemme, in Cina, India, Mesopotania ed Iran.
In Europa il fischietto sembra sia arrivato relativamente tardi, anche se Sir Wilson fa cenno del “flauto” a forma di uccello ritrovato in uno strato, datato Età del Bronzo, nel Belgio Meridionale, nella città di Furfooz. E’ però probabile che la sua diffusione in Europa sia iniziata con i Greci i quali realizzavano piccoli oggetti in terracotta destinati ad essere sotterrati con le salme dei bambini.
FISCHIETTI PUGLIESI: USI E TRADIZIONI
Il fischietto durante i secoli veniva spesso impiegato in festività e cerimonie e non solo a sfondo religioso. Nell’ottocento, in Russia, nella quarta domenica dopo Pasqua si celebravano gli avi con la “danza delle streghe” ed il fischietto aveva funzione di scaccia-streghe; mentre in Baviera i fischietti ad acqua si mettevano nella culla del neonato fino al suo Battesimo con l’intento di preservarlo dai cattivi influssi. In Portogallo alle feste di S. Giovanni e S. Pietro si vendono gli usignoli di terracotta e a Barcelos, vicino ad Oporto, i fischietti si cuociono ancora oggi con tecniche antiche ovvero in forni alimentati solo da balle di stracci.
In genere in Europa, nelle numerose feste di primavera, ai bambini si donavano fischietti imitanti il verso dell’usignolo o del cuculo, quest’ultimo da sempre considerato colui che sveglia e fa rinascere la natura.
In Inghilterra, nel Sussex, si muravano nei camini dei grossi fischietti a forma di uccello affinché il continuo sibilo tenesse lontani gli spiriti cattivi. Ritroviamo questo uso anche in Italia, in Calabria, dove si murava il Babbaluto - una sorta di fantoccio di terracotta.
I fischietti spesso venivano donati in modo augurale e nella tradizione italiana, in Puglia come in altre regioni, l’usanza vuole che i ragazzi che intendono fare la corte a una ragazza si dichiarino regalandole un fischietto. In Sicilia, quelli raffiguranti i Santi, avevano funzione protettrice, il loro suono simboleggiava la voce del Santo e dopo l’acquisto venivano posti come soprammobile a protezione della casa. Da non trascurare la vena ironico/satirica, nel medioevo quando soltanto a Carnevale era possibile prendere in giro le autorità e così i fischietti iniziarono a raffigurare alti prelati, carabinieri (molto famosi in Puglia), autorità locali, etc.
FISCHIETTI PUGLIESI: CURIOSITA'
Il fischietto è oramai noto anche come “cuco”, è così infatti che in Veneto venivano chiamati quei fischietti a forma di gallo, decorati con cresta e bargigli, che emettevano un inconfondibile richiamo simile a quello del cuco. In Piemonte è il subièt ed in genere nel meridione è “friscaletto” o “fiscaletto o anche “cola cola” come a Gravina di Puglia dove è stato assunto quale simbolo della città; noto anche “li sciucarieddi”, così infatti venivano chiamati gli oggetti che i ceramisti creavano per la gioia dei bambini.
Antichissima, ma ancora oggi molto sentita, è la tradizione pugliese dei fischietti con le loro multiformi e colorate raffigurazioni legate sia alla tradizione che alla vita di oggi, dove forte è la vena satirica che ne traspare. La maggiore produzione di fischietti detiene una lunga tradizione a Grottaglie, Rutigliano, Gravina, Alberobello. Molti i punti vendita qualificati in tutto il territorio pugliese dove essi possono essere acquistati, comprese le botteghe di rinomati artisti ceramisti locali. Se vi appassionate, ricordate di dare un’occhiata agli eventi tradizionali che si rinnovano ogni anno e di visitare qualche museo, quello di Rutigliano ad esempio, ma soprattutto, regalate fischietti perché non è solo una dimostrazione d’amore ma anche simbolo di buon auspicio!
FISCHIETTI PUGLIESI: UN PO' DI STORIA
Nel nostro immaginario i fischietti di terracotta sono associati ai giocattoli, al mondo innocente e dorato della infanzia: sono considerati passatempi come le trottole, gli aquiloni, etc. Eppure, i fischietti in terracotta, nella loro vita millenaria, hanno avuto un ruolo diverso; la loro funzione primaria affonda negli universi indistinti delle pratiche magiche o apotropaiche, in stretta relazione con la religiosità. I ritrovamenti archeologici avvenuti presso civiltà diverse e lontanissime, dall’Egitto alla Cina, dall’Europa all’America Centrale avvalorano la supposizione che il fischio abbia rappresentato un passaggio obbligato dell’evoluzione culturale e che sia una sorta di denominatore comune di un linguaggio capace di avvicinare l’uomo alla natura consentendo di imitare, con un semplice soffio, il canto degli uccelli.
Gli esemplari più antichi, pare siano gli strumenti in terracotta a forma di frutto e con bocca a fessura, scoperti nell’alto Egitto e risalenti al 3300 A.C. Venivano chiamati anche flauti-recipienti e tali reperti furono ritrovati anche a Gerusalemme, in Cina, India, Mesopotania ed Iran.
In Europa il fischietto sembra sia arrivato relativamente tardi, anche se Sir Wilson fa cenno del “flauto” a forma di uccello ritrovato in uno strato, datato Età del Bronzo, nel Belgio Meridionale, nella città di Furfooz. E’ però probabile che la sua diffusione in Europa sia iniziata con i Greci i quali realizzavano piccoli oggetti in terracotta destinati ad essere sotterrati con le salme dei bambini.
FISCHIETTI PUGLIESI: USI E TRADIZIONI
Il fischietto durante i secoli veniva spesso impiegato in festività e cerimonie e non solo a sfondo religioso. Nell’ottocento, in Russia, nella quarta domenica dopo Pasqua si celebravano gli avi con la “danza delle streghe” ed il fischietto aveva funzione di scaccia-streghe; mentre in Baviera i fischietti ad acqua si mettevano nella culla del neonato fino al suo Battesimo con l’intento di preservarlo dai cattivi influssi. In Portogallo alle feste di S. Giovanni e S. Pietro si vendono gli usignoli di terracotta e a Barcelos, vicino ad Oporto, i fischietti si cuociono ancora oggi con tecniche antiche ovvero in forni alimentati solo da balle di stracci.
In genere in Europa, nelle numerose feste di primavera, ai bambini si donavano fischietti imitanti il verso dell’usignolo o del cuculo, quest’ultimo da sempre considerato colui che sveglia e fa rinascere la natura.
In Inghilterra, nel Sussex, si muravano nei camini dei grossi fischietti a forma di uccello affinché il continuo sibilo tenesse lontani gli spiriti cattivi. Ritroviamo questo uso anche in Italia, in Calabria, dove si murava il Babbaluto - una sorta di fantoccio di terracotta.
I fischietti spesso venivano donati in modo augurale e nella tradizione italiana, in Puglia come in altre regioni, l’usanza vuole che i ragazzi che intendono fare la corte a una ragazza si dichiarino regalandole un fischietto. In Sicilia, quelli raffiguranti i Santi, avevano funzione protettrice, il loro suono simboleggiava la voce del Santo e dopo l’acquisto venivano posti come soprammobile a protezione della casa. Da non trascurare la vena ironico/satirica, nel medioevo quando soltanto a Carnevale era possibile prendere in giro le autorità e così i fischietti iniziarono a raffigurare alti prelati, carabinieri (molto famosi in Puglia), autorità locali, etc.
FISCHIETTI PUGLIESI: CURIOSITA'
Il fischietto è oramai noto anche come “cuco”, è così infatti che in Veneto venivano chiamati quei fischietti a forma di gallo, decorati con cresta e bargigli, che emettevano un inconfondibile richiamo simile a quello del cuco. In Piemonte è il subièt ed in genere nel meridione è “friscaletto” o “fiscaletto o anche “cola cola” come a Gravina di Puglia dove è stato assunto quale simbolo della città; noto anche “li sciucarieddi”, così infatti venivano chiamati gli oggetti che i ceramisti creavano per la gioia dei bambini.
Antichissima, ma ancora oggi molto sentita, è la tradizione pugliese dei fischietti con le loro multiformi e colorate raffigurazioni legate sia alla tradizione che alla vita di oggi, dove forte è la vena satirica che ne traspare. La maggiore produzione di fischietti detiene una lunga tradizione a Grottaglie, Rutigliano, Gravina, Alberobello. Molti i punti vendita qualificati in tutto il territorio pugliese dove essi possono essere acquistati, comprese le botteghe di rinomati artisti ceramisti locali. Se vi appassionate, ricordate di dare un’occhiata agli eventi tradizionali che si rinnovano ogni anno e di visitare qualche museo, quello di Rutigliano ad esempio, ma soprattutto, regalate fischietti perché non è solo una dimostrazione d’amore ma anche simbolo di buon auspicio!
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